Lꞌassedio di Gerusalemme del 597 a.C. fu una campagna militare condotta da Nabucodonosor II, re dellꞌImpero neo-babilonese, con la quale questꞌultimo assediò Gerusalemme, allora città capitale del Regno di Giuda. La città si arrese e il re di Giuda, Ioiachin, fu deportato a Babilonia e sostituito dallo zio Sedecia. Lꞌassedio è citato sia nell'Antico Testamento (Re II, 24:10–1, NIV), che nelle Cronache babilonesi, Cronaca di Nabucodonosor II.
Nel 601 a.C. Nabucodonosor tentò senza successo di occupare lꞌEgitto, venendo respinto e subendo pesanti perdite. Ioiakim, re di Giuda, intravide lꞌopportunità di ribellarsi al dominio babilonese, assumendo una posizione a favore dellꞌEgitto, nonostante le forti rimostranze del profeta Geremia.[1][2][3] Ioiakim morì per motivi non chiari, e gli succedette il suo giovane figlio, Ioiachin.[4][5]
I Babilonesi assediarono Gerusalemme, e nel marzo 597 a.C. la città si arrese. Ioiachin, la sua corte e altri eminenti cittadini e artigiani, furono deportati a Babilonia.[6] Questo evento è considerato lꞌinizio della cattività babilonese e della diaspora ebraica. Lo zio di Ioiachin, Sedecia, fu installato come re di Giuda, vassallo.
Un decennio dopo, Sedecia lanciò unꞌaltra ribellione contro i Babilonesi, che fu brutalmente stroncata da Nabucodonosor. Nel 587 a.C., il primo assedio di Gerusalemme culminò nella distruzione della città del Tempio di Salomone, ponendo fine al Regno di Giuda.[1]
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